Ex modella si toglie la vita ad undici mesi dalla nascita del figlio. Potrebbe essere stata la depressione che talvolta arriva dopo il parto a spingere Angela Cavinato, 38 anni di Oriago, a suicidarsi.
Martedì scorso Angela era andata al lavoro nello studio di Maerne come
tutti gli altri giorni, era tornata all'ora di pranzo a casa ad
abbracciare il suo piccolo e poi nel pomeriggio aveva detto di essere
stanca. Pochi minuti di solitudine e quel buoi che forse di è
impadronito del suo animo, al punto da travolgerla in un gesto
disperato, che la lasciato tutti attoniti.
La giovane donna era
molto conosciuta non solo per la sua straordianria bellezza, che l’aveva
vista intraprendere per un certo periodo anche la carriera di modella,
ma anche per la sua gentilezza d’animo. «Aveva la capacità di rallegrare
le persone – ricorda un’amica - trattava tutti con molta dolcezza e in
modo pacato ponendosi con le persone con un’attenzione ed una pazienza
che pochi hanno. Angela era anche una ragazza molto precisa, quasi
meticolosa, intelligente, tenace e in grado di riuscire in tutto quello
in cui si impegnava». Si era laureata in Economia e Commercio e ora
lavorava nello studio del padre Danilo, consulente del lavoro a Maerne
di Martellago...
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giovedì 24 ottobre 2019
Depressione dopo il parto, modella si toglie la vita
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mercoledì 20 settembre 2017
Referendum Catalogna, perquisita la sede del governo locale
Continua lo scontro tra Barcellona e Madrid sulla consultazione per
lʼindipendenza sospesa dalla Corte costituzionale. Arrestato il braccio
destro del vicepresidente catalano.
La Guardia Civil spagnola ha perquisito gli uffici del governo catalano a Barcellona nell'ambito dello scontro con Madrid sul referendum per l'indipendenza,
sospeso dalla Corte costituzionale. Il blitz è stato compiuto nei
dipartimenti dell'Economia, degli Esteri, del Lavoro e degli Affari
sociali. La Guardia Civil ha arrestato 12 persone tra cui Josep Maria
Jovè e Lluis Salvadò, collaboratori del vicepresidente catalano Oriol
Junqueras.
Dopo il blitz, il presidente catalano, Carles Puigdemont, ha convocato
una riunione urgente di tutti i suoi ministri. Intanto decine di persone
si sono raccolte davanti alla sede del governo catalano nel centro di
Barcellona per denunciare il blitz: la folla ha gridato "Indipendenza!",
"Vogliamo essere liberi", "Vergogna!".
I partiti pro-indipendenza hanno raccolto il 47,6% dei consensi nelle
elezioni regionali del settembre 2015, ottenendo una maggioranza di 72
seggi sui 135 del Parlamento catalano. I sondaggi mostrano che i 7,5
milioni di catalani sono divisi sull'indipendenza: un sondaggio
commissionato a luglio dal governo regionale mostra che il 49,4% è
contrario e il 41,1% favorevole. Ma il 70% dei catalani vuole un
referendum per fare chiarezza sull'annosa questione.
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Il Messico trema ancora: terremoto di magnitudo 7.1, almeno 217 morti
Il nuovo sisma segue di 12 giorni quello che aveva già devastato una
parte del Paese. Crolli a Puebla e a Città del Messico, dove 26 bambini
e quattro adulti sono morti nel crollo di una scuola.
Nuovo violento sisma in Messico: un terremoto di
magnitudo 7.1 ha colpito il Paese, compresa Città del Messico e Puebla.
Il bilancio è di almeno 217 vittime. Nella capitale sono crollate decine
di edifici, tra cui una scuola dove sono morti quattro adulti e 26
bambini. Molte le persone ancora intrappolate sotto le macerie. La
maggior parte delle vittime è stata registrata nello Stato di Morelos.
La scossa, avvenuta martedì quando in Italia erano da poco passate le
20, ha devastato il Paese nel 32esimo anniversario del sisma del 1985 e a
dodici giorni dal terremoto di 8.2 che ha provocato oltre cento
vittime. L'epicentro è stato localizzato a pochi chilometri da Chiautla
de Tapia, a Puebla, a 50 chilometri di profondità.
Il sindaco di Città del Messico: "Priorità alle persone intrappolate" -
Il sindaco di Città del Messico ha disposto lo stato d'emergenza nella
capitale, dove si lavora incessantemente per soccorrere le persone
rimaste intrappolate sotto le macerie.
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Terremoto, fortissima scossa in Messico. Panico e crolli nella Capitale: "Almeno 224 morti"
Ancora paura in Messico. Un fortissimo terremoto ha scosso Città del Messico. La magnitudo registrata è 7.1.
Sono almeno 224 i morti, come affermano i media locali ma il bilancio
potrebbe arrivare a un migliaio di vittime È quanto si legge in una
stima dell'US Geological Survey, l'istituto geologico Usa, che ha
classificato come «arancione», cioè significativo, l'impatto del sisma
per quanto riguarda le vittime. Mentre parla di «allarme rosso» per
l'impatto economico.
«La priorità in questo momento è continuare a cercare chi è rimasto sotto le macerie e curare i feriti». È quanto ha detto il presidente messicano, Enrique Pena Nieto, in un messaggio trasmesso dalla televisione in cui si esorta la popolazione alla calma. «Entro il possibile, la popolazione rimanga nelle proprie case, se sono al sicuro, evitando di intasare le strade dove devono passare i mezzi d'emergenza», ha aggiunto il presidente messicano. «Purtroppo molte persone hanno perso la vita, compresi bambine e bambini, in scuole ed edifici», ha detto ancora Pena Nieto riferendosi al crollo della scuola di Città del Messico in cui sono morti almeno 21 bambini insieme a quattro insegnanti. Lo stesso presidente questa notte si è recato alla scuola Enrique Rebasamen, nel quartiere di Villa Coapa, dove le squadre di soccorso sono riuscite a mettere in salvo 11 bambini, mentre ancora 28 mancherebbero all'appello.
La scossa ha avuto luogo una settimana dopo il violento terremoto di 8,2 gradi Richter nel quale hanno perso la vita 100 persone e nel 32/o anniversario del sisma del 1985.
L'epicentro è stato localizzato a pochi chilometri da Chiautla de Tapia, a Puebla.
ALMENO QUATTRO MORTI ANCHE A PUEBLA Almeno quattro persone sono morte a Puebla dopo la scossa di 7.1 che ha colpito oggi in Messico. Lo scrivono siti locali. Due donne sui 30 anni sono morte nel crollo di una parte della facciata di un edificio nel centro storico della città. A quanto si riferisce stavano camminando vicino alla cattedrale. Anche un uomo e una donna sono morti per il crollo di parti di edifici, uno dei quali ospita la Scuola normale dello Stato .
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lunedì 23 gennaio 2017
"Morirai domani": per Luca Abete macabro scherzo o avvertimento?
L'inviato avellinese di "Striscia la notizia", Luca Abete, ha una data di morte fissata. Ed è quella di domani, 24 gennaio. Almeno così riporta la sua pagina Wikipedia,
modificata da qualcuno. Potrebbe trattarsi di una goliardata, di un
macabro scherzo. Ma anche di un avvertimento, visto che Abete
ultimamente era stato minacciato di morte. "E' il prezzo che paga chi
con coraggio racconta realtà scomode e taciute da tutti" ha commentato
lui.
"Queste inchieste si fanno sempre più difficili, anche per la diffusa
campagna che tende a cancellare o a minimizzare quanto di illecito e
illegale c'è a Napoli e ad accusare chi denuncia questi fenomeni di
volere il male della città" il commento dell'inviato "Non c'è dubbio che
Napoli sia una città ricca d’arte, storia e bellezza, ma purtroppo non è
solo questo... e chi ne ignora il lato oscuro non fa certo il bene
della città".
Luca Abete è stato minacciato di morte con una pagina Facebook, intitolata "Luca Abete che prima o poi morirà ammazzato a Napoli", e due modifiche su Wikipedia: una alla voce dedicata all’inviato, in cui era stata fissata la data della sua morte al 24 gennaio; l’altra alla voce "Morti nel 2017", dove era stato aggiunto il nome di Abete. Ora la pagina Facebook è stata rimossa dal gestore, così come sono state ripristinate le corrette versioni su Wikipedia, ma ciò non diminuisce la gravità dell’accaduto.
Si tratta dell’ennesima intimidazione, che fa seguito alle tante minacce già pervenute a Luca Abete per le sue inchieste scomode in territori pericolosi. E proprio attraverso Facebook lui ha risposto. "Questo è il PREZZO che son costretti a pagare coloro che con coraggio raccontano realtà scomode e taciute da tutti - ha scritto in un post -. Dopo la pagina Facebook sulla mia morte di qualche giorno fa, ecco una nuova intimidazione: hanno modificato così la scheda su WIKIPEDIA che parla di me! Secondo loro domani dovrebbe essere il mio ULTIMO GIORNO ... non hanno capito, invece, che siamo in tanti e... NonCiFermaNessuno!!!".
Luca Abete è stato minacciato di morte con una pagina Facebook, intitolata "Luca Abete che prima o poi morirà ammazzato a Napoli", e due modifiche su Wikipedia: una alla voce dedicata all’inviato, in cui era stata fissata la data della sua morte al 24 gennaio; l’altra alla voce "Morti nel 2017", dove era stato aggiunto il nome di Abete. Ora la pagina Facebook è stata rimossa dal gestore, così come sono state ripristinate le corrette versioni su Wikipedia, ma ciò non diminuisce la gravità dell’accaduto.
Si tratta dell’ennesima intimidazione, che fa seguito alle tante minacce già pervenute a Luca Abete per le sue inchieste scomode in territori pericolosi. E proprio attraverso Facebook lui ha risposto. "Questo è il PREZZO che son costretti a pagare coloro che con coraggio raccontano realtà scomode e taciute da tutti - ha scritto in un post -. Dopo la pagina Facebook sulla mia morte di qualche giorno fa, ecco una nuova intimidazione: hanno modificato così la scheda su WIKIPEDIA che parla di me! Secondo loro domani dovrebbe essere il mio ULTIMO GIORNO ... non hanno capito, invece, che siamo in tanti e... NonCiFermaNessuno!!!".
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Non solo Rigopiano. Il dramma di Montorio al Vomano: "Isolati da 8 giorni, ci sono morti"
Come accade ogni volta che si verifica una tragedia, ci sono delle parti
della storia che restano al buio. Una di queste è il Comune di Montorio
al Vomano, frazione di 8.218 abitanti a 52 minuti da Rigopiano dove una
valanga ha preso in pieno un hotel. I fari sono spenti, e nelle zone
ricadenti nel comprensorio montano sono arrivati solo alcuni giornalisti
andati via poco dopo. Gli abitanti sono soli e lanciano un grido di
allarme.
«La copertura mediatica è praticamente nulla – ci spiega Cristiano Catalini del Centro Operativo Comunale nella speranza che il messaggio possa arrivare -, in quanto l'assenza di linea telefonica, elettrica e connessione ci ha tagliati fuori dal mondo. Dalla mattina del 17 gennaio siamo senza corrente e dal 19 senza linea telefonica. Siamo isolati da tutto a livello di comunicazioni e innumerevoli famiglie risiedenti verso le zone meno accessibili da una settimana si trovano sommerse da oltre quattro metri di neve, nell'impossibilità di contattare soccorsi e aiuti. I corpi speciali – spiega ancora il cittadino che tenta di mantenere i contatti con il mondo esterno – stanno operando quasi random, non avendo modo di sapere quali siano le famiglie in condizioni critiche. Ad oggi risulta ancora isolata una frazione, i soccorsi stanno cercando di aprire vie di accesso per verificare lo stato di salute delle persone. Da quanto ci è stato riferito da quanti possono seguire i media, l'attenzione su questa situazione così surreale è praticamente nulla, concentratasi tutta sul drammatico evento di Rigopiano. Purtroppo anche qui abbiamo già accertato che ci sono state delle vittime. Un papà con due figli, residenti nella frazione di Altavilla, sono provati ad uscire di casa per cercare autonomamente in una stazione di servizio alla ricerca di un gruppo elettrogeno. Uno dei due figli è tornato indietro per lanciare l'allarme, gli altri due sono rimasti vittime della bufera. Ci sono malati e feriti in condizioni gravi e persone di cui non abbiamo notizie da giorni perché hanno scelto di restare nella loro casa, magari vicino all'azienda agricola. Il nostro Comune ha bisogno della massima visibilità possibile per poter riuscire a smuovere ulteriormente la macchina dei soccorsi. Gli sforzi straordinari profusi, da soli, non bastano».
Il cittadino spiega che la situazione è allarmante sotto vari punti di vista, primo tra tutti la gestione dei soccorsi. «Manca una copertura telefonica da otto giorni. È quasi impossibile coordinare i soccorsi. Provate ad immaginare cosa significhi operare in emergenza senza aver modo di sapere cosa accade. Accadono scene surreali: tre squadre che vanno nello stesso punto dove non c'è bisogno di aiuto e persone che provano a mettersi in salvo da sole e muoiono. La fornitura elettrica è out e non c'è un coordinamento del trasporto dei gruppi elettrogeni, senza i quali le caldaie non partono. I gruppi di emergenza forniti da Enel restano senza benzina perché non esiste un piano in grado di sopperire ad una emergenza su vasta scala. Subiamo la solitudine dei media, del governo e delle istituzioni che non fanno altro che scusarsi per il disagio».
«La copertura mediatica è praticamente nulla – ci spiega Cristiano Catalini del Centro Operativo Comunale nella speranza che il messaggio possa arrivare -, in quanto l'assenza di linea telefonica, elettrica e connessione ci ha tagliati fuori dal mondo. Dalla mattina del 17 gennaio siamo senza corrente e dal 19 senza linea telefonica. Siamo isolati da tutto a livello di comunicazioni e innumerevoli famiglie risiedenti verso le zone meno accessibili da una settimana si trovano sommerse da oltre quattro metri di neve, nell'impossibilità di contattare soccorsi e aiuti. I corpi speciali – spiega ancora il cittadino che tenta di mantenere i contatti con il mondo esterno – stanno operando quasi random, non avendo modo di sapere quali siano le famiglie in condizioni critiche. Ad oggi risulta ancora isolata una frazione, i soccorsi stanno cercando di aprire vie di accesso per verificare lo stato di salute delle persone. Da quanto ci è stato riferito da quanti possono seguire i media, l'attenzione su questa situazione così surreale è praticamente nulla, concentratasi tutta sul drammatico evento di Rigopiano. Purtroppo anche qui abbiamo già accertato che ci sono state delle vittime. Un papà con due figli, residenti nella frazione di Altavilla, sono provati ad uscire di casa per cercare autonomamente in una stazione di servizio alla ricerca di un gruppo elettrogeno. Uno dei due figli è tornato indietro per lanciare l'allarme, gli altri due sono rimasti vittime della bufera. Ci sono malati e feriti in condizioni gravi e persone di cui non abbiamo notizie da giorni perché hanno scelto di restare nella loro casa, magari vicino all'azienda agricola. Il nostro Comune ha bisogno della massima visibilità possibile per poter riuscire a smuovere ulteriormente la macchina dei soccorsi. Gli sforzi straordinari profusi, da soli, non bastano».
Il cittadino spiega che la situazione è allarmante sotto vari punti di vista, primo tra tutti la gestione dei soccorsi. «Manca una copertura telefonica da otto giorni. È quasi impossibile coordinare i soccorsi. Provate ad immaginare cosa significhi operare in emergenza senza aver modo di sapere cosa accade. Accadono scene surreali: tre squadre che vanno nello stesso punto dove non c'è bisogno di aiuto e persone che provano a mettersi in salvo da sole e muoiono. La fornitura elettrica è out e non c'è un coordinamento del trasporto dei gruppi elettrogeni, senza i quali le caldaie non partono. I gruppi di emergenza forniti da Enel restano senza benzina perché non esiste un piano in grado di sopperire ad una emergenza su vasta scala. Subiamo la solitudine dei media, del governo e delle istituzioni che non fanno altro che scusarsi per il disagio».
Molesta alunna 14enne con 700 telefonate e 600 sms: nei guai prof di scuola media
Avrebbe rivolto ingiurie, minacce e molestie per
più di un anno a una studentessa oggi quindicenne che, alla fine, ha
manifestato anche istinti suicidi: è quanto viene contestato a un professore di
italiano di 55 anni, ancora in servizio nella stessa scuola media del
Napoletano, nei confronti del quale il gip del Tribunale di Napoli Nord
ha emesso un divieto di avvicinamento, a non meno di mille metri, ai
luoghi frequentati dalla giovane.
La ragazza sarebbe stata vittima delle presunte
attenzioni morbose del suo prof da marzo/aprile 2015, quando frequentava
la terza media, fino all'ottobre del 2016, quando ha iniziato a
frequentare il primo anno di liceo. Campanello d'allarme, per la
famiglia, sono stati i gravi disturbi psicologici che la giovane,
all'epoca dei fatti 14enne, ha iniziato a manifestare: non usciva più di
casa, piangeva continuamente, si feriva le braccia con una lametta e,
infine, ha anche manifestato l'intenzione di uccidersi.
Nell'arco di oltre un anno sarebbe stata anche pedinata e fatta oggetto
di stalking via telefono: in circa due mesi, è stato appurato, il
docente ha inviato alla ragazza circa 500/600 sms e fatto 700 telefonate.
Nella denuncia, presentata dal padre della ragazza lo scorso mese di
settembre, si parla anche di una aggressione subìta dallo zio della
ragazza, intervenuto, in strada, per impedire al prof di baciare la
nipote.
«La giovane è psicologicamente afflitta, - fanno sapere gli avvocati
Angelo e Sergio Pisani, che rappresentano la famiglia della ragazza - ci
saremmo aspettati misure cautelari più restrittive nei confronti di chi
vìola la serenità e la crescita di un minore rubando e inquinando il
suo futuro».
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"Babbino, ti voglio bene": l'addio di Elisabetta Canalis al papà morto
"Non so se tutto questo sara' lo stesso senza di te , noi ci
proveremo babbino mio. Ti voglio tanto tanto bene". Con uno straziante
post su Instagram Elisabetta Canalis ha voluto dare
l'addio al papà Cesare morto, a causa di un malore improvviso mentre si
trovava a Los Angeles, per trascorrere un periodo di vacanza con la
figlia.
Originario di Tresnuraghes, in Sardegna, Cesare Canalis aveva 78 anni, ed era molto conosciuto e stimato. Era stato amministratore comunale del suo paese e a Sassari era stato primario dell’Istituto di radiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università e consigliere di amministrazione dell’Ateneo. A dare la notizia della sua scomparsa è stato proprio l’ex rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino, con un post su Facebook.
Originario di Tresnuraghes, in Sardegna, Cesare Canalis aveva 78 anni, ed era molto conosciuto e stimato. Era stato amministratore comunale del suo paese e a Sassari era stato primario dell’Istituto di radiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università e consigliere di amministrazione dell’Ateneo. A dare la notizia della sua scomparsa è stato proprio l’ex rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino, con un post su Facebook.
domenica 22 gennaio 2017
Terremoto, Grandi Rischi: "Nessun pericolo di un effetto Vajont"
"Non c'è alcun pericolo imminente di un effetto Vajont". Lo ha dichiarato il presidente della Commissione Grandi Rischi, Sergio Bertolucci, a
proposito della situazione della diga di Campotosto (L'Aquila). "E'
importante", ha sottolineato, "continuare a monitorare l'evoluzione
sismica in quella zona, in quanto esiste un aumento della pericolosità
dovuta ai movimenti della faglia".
"Possibilità di nuove scosse" - Quanto al rischio legato all'eventuale caduta di materiali nel lago in caso di terremoto, Bertolucci ha rilevato che "non si configura la possibilità di avere onde che possano superare i dieci metri". In ogni caso, "sarebbe pericolosissimo abbassare la guardia", ha aggiunto. Anche perché nei giorni scorsi la Commissione Grandi rischi aveva messo in guardia dalla possibilità di nuove scosse, anche fino a magnitudo 6-7, nelle zone contigue all'ultimo terremoto.
Scuole chiuse a Leonessa - "Ho deciso con un'ordinanza di tenere chiuse le scuole sine die leggendo quanto dice la Commissione Grandi Rischi". E' quanto afferma il sindaco di Leonessa, uno dei comuni del Reatino maggiormente colpiti dai terremoti di agosto e ottobre, Paolo Trancassini. Il sindaco si riferisce alla nota diramata al termine dell'ultima riunione della Commissione grandi rischi sul potenziale rischio di forti scosse nel centro Italia.
Enel: "Diga di Campotosto sicura" - A seguito dei recenti eventi sismici "non si rileva alcun danno alla diga di Campotosto" (Teramo). Lo afferma l'Enel che gestisce l'infrastruttura, rilevando che "alla luce della difficile situazione idrogeologica di questi giorni si è comunque deciso, come misura cautelare, estrema, di procedere ad una ulteriore progressiva riduzione del bacino". La diga si trova, secondo la valutazione della commissione Grandi Rischi, su una faglia che si è riattivata.
Delrio convoca riunione sulle Grandi dighe - E' stata convocata dal ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, una riunione sulle Grandi dighe delle regioni del Centro Italia colpite dai recenti eventi. Il ministero esercita, infatti, un'azione di vigilanza tramite la Direzione generale specifica. All'incontro parteciperanno la Protezione civile, il Consiglio superiore dei lavori pubblici, le Regioni coinvolte e i gestori che hanno la responsabilità dei controlli.
"Possibilità di nuove scosse" - Quanto al rischio legato all'eventuale caduta di materiali nel lago in caso di terremoto, Bertolucci ha rilevato che "non si configura la possibilità di avere onde che possano superare i dieci metri". In ogni caso, "sarebbe pericolosissimo abbassare la guardia", ha aggiunto. Anche perché nei giorni scorsi la Commissione Grandi rischi aveva messo in guardia dalla possibilità di nuove scosse, anche fino a magnitudo 6-7, nelle zone contigue all'ultimo terremoto.
Scuole chiuse a Leonessa - "Ho deciso con un'ordinanza di tenere chiuse le scuole sine die leggendo quanto dice la Commissione Grandi Rischi". E' quanto afferma il sindaco di Leonessa, uno dei comuni del Reatino maggiormente colpiti dai terremoti di agosto e ottobre, Paolo Trancassini. Il sindaco si riferisce alla nota diramata al termine dell'ultima riunione della Commissione grandi rischi sul potenziale rischio di forti scosse nel centro Italia.
Enel: "Diga di Campotosto sicura" - A seguito dei recenti eventi sismici "non si rileva alcun danno alla diga di Campotosto" (Teramo). Lo afferma l'Enel che gestisce l'infrastruttura, rilevando che "alla luce della difficile situazione idrogeologica di questi giorni si è comunque deciso, come misura cautelare, estrema, di procedere ad una ulteriore progressiva riduzione del bacino". La diga si trova, secondo la valutazione della commissione Grandi Rischi, su una faglia che si è riattivata.
Delrio convoca riunione sulle Grandi dighe - E' stata convocata dal ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, una riunione sulle Grandi dighe delle regioni del Centro Italia colpite dai recenti eventi. Il ministero esercita, infatti, un'azione di vigilanza tramite la Direzione generale specifica. All'incontro parteciperanno la Protezione civile, il Consiglio superiore dei lavori pubblici, le Regioni coinvolte e i gestori che hanno la responsabilità dei controlli.
venerdì 20 gennaio 2017
Delitto Teresa e Trifone, l'ex coinquilino parla in aula: ecco il cambiamento e i "lati oscu
«All'inizio Giosuè e Trifone uscivano spesso insieme, perché avevano maggiore affinità per interessi in comune come lo sport o la discoteca. Poi con il passare del tempo avevano smesso di uscire, i rapporti si erano incrinati. Spesso discutevano per questioni economiche. È capitato spesso che noi dovessimo anticipare i soldi per le spese, di solito li mettevo io; poi Giosuè e Daniele andavano a chiederli a Trifone. Giosuè aveva un'attenzione alle spese anche al centesimo». A raccontare i rapporti tra Trifone Ragone, il militare di Adelfia ucciso nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone con la fidanzata Teresa Costanza, e Giosuè Ruotolo, imputato del duplice omicidio, è stato oggi Sergio Romano, uno dei due coinquilini e commilitoni dei due ragazzi. Ma Trifone era cambiato con il passare del tempo e i rapporti tra i quattro nell'appartamento di via Colombo ne avevano risentito, ha testimoniato Romano in apertura della 13/a udienza del processo, davanti alla Corte d'Assise, a Udine. «Siamo andati nell'appartamento a inizio 2013, eravamo tutti contenti di poter tornare a casa e avere il nostro spazio. Andavamo tutti abbastanza d'accordo. Poi Trifone è cambiato nel tempo. Ha sempre vissuto tutto all'estremo, lo sport, il lavoro, le donne. All'inizio le portava in casa nel fine settimana e nessuno diceva nulla. Ma dopo che a gennaio 2014 siamo tornati da Strade sicure a Milano non aveva più accortezze nei nostri riguardi. Portava le ragazze anche durante la settimana e di notte facevano rumore. Avevo avuto due discussioni con Trifone per questo, due volte mi ha risposto "non ti preoccupare non succede più" e due volte è tornato a portare le ragazze come prima», ha testimoniato. Ma a rendere più complicati i rapporti di convivenza negli ultimi tempi era stata «una serie di comportamenti che ci davano fastidio; pagava le bollette solo in parte. Era più disordinato di prima». Tanto che gli altri tre avevano anche pensato di cambiare casa e avevano cominciato a cercarne una senza dirlo a Trifone. «Avevo proposto a Renna e Ruotolo di cambiare casa. Avevamo convenuto che convenisse spostarsi; l'affitto che saremmo andati a pagare non sarebbe stato molto più alto di quello che già pagavamo. Poi il nostro problema si è risolto da solo quando abbiamo scoperto che Trifone aveva intenzione di andare a vivere con Teresa».
Maltempo, trovati i cadaveri di due dispersi: uno a Campotosto, l'altro è un 23enne del teramano
È stato trovato il cadavere dell' uomo disperso a Ortolano, una frazione
di Campotosto (L'Aquila), nei giorni scorsi. L'uomo, che era stato
travolto da una slavina a seguito delle scosse del terremoto, è stato
trovato - si apprende da fonti della protezione civile - da uomini della
Guardia di Finanza che stavano lavorando da giorni nella zona.
Trovato morto uno dei due dispersi da ieri a Poggio Umbricchio, frazione
del comune montano di Crognaleto. La scoperta è stata fatta da una
delle squadre dei Vigili del Fuoco di Teramo impegnati nelle ricerche da
ieri sera. Si tratta di Mattia Marinelli, 23 anni.
Rimane disperso il padre Claudio, di 50 anni. Il ritrovamento è avvenuto
lungo la strada comunale, a circa due chilometri dalla frazione di
Crognaleto da dove padre e figlio si erano allontanati a piedi per
comprare una pizza.
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Ancora scosse di terremoto e paura per le valanghe a Bolognola: evacuate le famiglie
C'è un'allerta 4 per rischio valanghe a Bolognola, nell'entroterra maceratese, dove già nei giorni scorsi sono state evacuate diverse persone, anche quelle che vivevano in roulotte, che sono trasferite perlopiù negli alberghi della costa o sistemate altrove. «Se non ci fossero le scosse di terremoto - dice la sindaca Cristina Gentili - sarei più che tranquilla. Non è la prima volta che abbiamo tutta questa neve, ma con le scosse di terremoto è diverso. Oggi c'è il sole e ha smesso di nevicare, speriamo di poter revocare al più presto l'ordinanza di sgombero per il rischio valanghe. Aspettiamo giorno per giorno». «L'area a rischio - spiega il sindaco - è proprio all'inizio del paese, ma non incombe sull'abitato. Ci sono i paravalanghe, che sono stati messi nel 2005 dopo una situazione analoga, ma un pezzo resta ancora scoperto. Noi siamo tranquilli - ripete Gentili - ma c'è l'incognita scosse, e in ogni caso l'area va monitorata».
A Bolognola, uno dei comuni colpiti dal sisma di agosto ma soprattutto ottobre, si aspettano le casette di legno: ne hanno fatto richiesta 17 famiglie. «L'area per collocarle è stata individuata, i carotaggi fatti e sappiamo come fare le opere di urbanizzazione. Aspettiamo solo l'arrivo delle SAE (Soluzioni abitative di emergenza)».
Morto Miguel Ferrer, star di NCIS. Stroncato da cancro alla gola
«Ti vogliamo bene Miguel e te ne vorremo sempre». Con queste parole George Clooney ha salutato il cugino Miguel Ferrer,
attore e doppiatore americano, star di 'NCIS: Los Angeles', scomparso
ieri all'età di 61 anni per un cancro alla gola. Clooney ha dichiarato
che Ferrer «ha reso il mondo più luminoso e divertente» e che la sua
scomparsa è stata molto sentita dalla famiglia.
Ferrer, nonostante la malattia, aveva scelto di continuare a lavorare, tanto che gli autori di 'NCIS: Los Angeles' avevano fatto ammalare anche il personaggio da lui interpretato nella serie, Owen Granger. L'attore era noto anche per la sua partecipazione a 'Twin Peaks' e nei panni del cattivo sul grande schermo in 'Robocop' del 1987. R. Scott Gemmill, autore e produttore tra l'altro di 'NCIS: Los Angeles', ha detto che Miguel Ferrer «era un uomo di enorme talento, con una forte presenza drammatica, uno spiccato senso dell'umorismo, e un cuore enorme».
Ferrer, nonostante la malattia, aveva scelto di continuare a lavorare, tanto che gli autori di 'NCIS: Los Angeles' avevano fatto ammalare anche il personaggio da lui interpretato nella serie, Owen Granger. L'attore era noto anche per la sua partecipazione a 'Twin Peaks' e nei panni del cattivo sul grande schermo in 'Robocop' del 1987. R. Scott Gemmill, autore e produttore tra l'altro di 'NCIS: Los Angeles', ha detto che Miguel Ferrer «era un uomo di enorme talento, con una forte presenza drammatica, uno spiccato senso dell'umorismo, e un cuore enorme».
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giovedì 19 gennaio 2017
Rigopiano, i testimoni dallʼhotel: "Ho visto la montagna cadere"
Tra le persone rimaste intrappolate sotto la slavina che ha investito l'hotel Rigopiano
c'è anche una coppia marchigiana: "Ieri sera mi hanno scritto che
dovevano ripartire ma sono rimasti bloccati dalla neve" racconta il
fratello di uno dei dispersi. "Giampiero mi ha chiamato dicendo che
l'albergo era completamente crollato" spiega un ristoratore. Ecco le
testimonianze di chi si trovava nell'albergo di Farindola.
Marco e Paola, bloccati dalla neve - "L'ultimo contatto
con Marco alle 16:30 di ieri pomeriggio e ancora la slavina non era
venuta giù: poi piu' nulla": parole di Fulvio Vagnarelli, fratello di
una delle persone rimaste intrappolate nell'hotel Rigopiano assieme alla
compagna. La coppia, di origine marchigiana, si trovava in vacanza: "Ci
siamo messaggiati su WhatsApp, mi ha scritto che stavano per ripartire,
ma c'erano ritardi per via della neve. C'erano dieci auto in fila e
stavano aspettando che fosse liberata la strada" racconta sempre il
fratello secondo cui la coppia era più impaurita per il maltempo che per
le scosse di terremoto e avrebbe dovuto lasciare l'hotel prima della
tragedia ma non ha fatto in tempo proprio per le condizioni dle tempo.
"L'ultimo messaggio lo h amandato a mio figlio - dice ancora Fulvio - Lo
ha avvisato che, visto che non riuscivano ancora a ripartire, rientrava
in hotel e che dentro il telefono non prendeva. Da quel momento non
abbiamo piu' notizie di Marco e Paola".
La telefonata: "E' caduto tutto" - E' tragico anche il
racconto di Quintino Marcella, ristoratore e datore di lavoro di uno dei
superstiti: "Ieri sera ho ricevuto la chiamata di Giampiero alle 17.40.
Mi chiedeva aiuto disperatamente. Diceva 'è caduto, è caduto
l'albergo'. Mi sono attivato subito, ho chiamato i soccorsi. Sono stato
in contatto con lui più di una volta, fino alle 23. Poi mi ha richiamato
stamattina dicendo che l'avrebbero portato in elicottero a Pescara".
Tutti i clienti volevano andare via - Ancora Quintino Marcella spiega che gli ospito dell'albergo erano tutti pronti ad andarsene prima di essere travoltoi dalla valanga: "Giampiero e tutti gli altri ospiti dell'albergo avevano pagato ed avevano raggiunto la hall, pronti per ripartire non appena sarebbe arrivato lo spazzaneve. Gli avevano detto che sarebbe arrivato alle 15, ma l'arrivo è stato posticipato alle 19. Avevano preparato già le valigie, tutti i clienti volevano andare via".
La coppia che non risponde - Tra i dispersi risulta anche una coppia di Castignano (Ascoli Piceno) , come rivela il sindaco del paese Fabio Polini: "Ho saputo la notte scorsa che nessuno dei due purtroppo risponde alle telefonate dei familiari".
"Io, salvo perché ero andato a prendere una cosa in auto" - "Sono salvo perchè ero andato a prendere una cosa in automobile. Mia moglie e i miei due figli sono rimasti in albergo". L'appello disperato arriva da Giampiero Parete, 38 anni, uno dei superstiti tratti in salvo dai primi soccorsi. Proprio a chi lo ha salvato ha raccontato: "E' arrivata la valanga e sono stato sommerso dalla neve. poi sono riuscito a uscire". Una volta tratto in salvo Giampiero si è dilungato nei particolari: "Mia moglie aveva mal di testa e aveva bisogno di una medicina che era in macchina. Allora sono uscito dall'albergo e sono andato in auto. Mentre tornavo verso l'hotel ho sentito rumori e scricchiolii e ho visto la montagna cadere addosso all'edificio. Ha travolto anche me, ma parzialmente. Ho visto gran parte dell'albergo ricoperto dalla neve". Giampiero ha anche provato a raggiungere l'hotel: "Ho provato a entrare dentro ma ho rischiato di rimanere intrappolato; allora mi sono aggrappato ad un ramo e sono riuscito a tornare verso la macchina. Poi ho incontrato il manutentore dell'albergo e insieme abbiamo lanciato l'allarme. Dall'interno dell'hotel non ho sentito alcun rumore o movimento".
Tutti i clienti volevano andare via - Ancora Quintino Marcella spiega che gli ospito dell'albergo erano tutti pronti ad andarsene prima di essere travoltoi dalla valanga: "Giampiero e tutti gli altri ospiti dell'albergo avevano pagato ed avevano raggiunto la hall, pronti per ripartire non appena sarebbe arrivato lo spazzaneve. Gli avevano detto che sarebbe arrivato alle 15, ma l'arrivo è stato posticipato alle 19. Avevano preparato già le valigie, tutti i clienti volevano andare via".
La coppia che non risponde - Tra i dispersi risulta anche una coppia di Castignano (Ascoli Piceno) , come rivela il sindaco del paese Fabio Polini: "Ho saputo la notte scorsa che nessuno dei due purtroppo risponde alle telefonate dei familiari".
"Io, salvo perché ero andato a prendere una cosa in auto" - "Sono salvo perchè ero andato a prendere una cosa in automobile. Mia moglie e i miei due figli sono rimasti in albergo". L'appello disperato arriva da Giampiero Parete, 38 anni, uno dei superstiti tratti in salvo dai primi soccorsi. Proprio a chi lo ha salvato ha raccontato: "E' arrivata la valanga e sono stato sommerso dalla neve. poi sono riuscito a uscire". Una volta tratto in salvo Giampiero si è dilungato nei particolari: "Mia moglie aveva mal di testa e aveva bisogno di una medicina che era in macchina. Allora sono uscito dall'albergo e sono andato in auto. Mentre tornavo verso l'hotel ho sentito rumori e scricchiolii e ho visto la montagna cadere addosso all'edificio. Ha travolto anche me, ma parzialmente. Ho visto gran parte dell'albergo ricoperto dalla neve". Giampiero ha anche provato a raggiungere l'hotel: "Ho provato a entrare dentro ma ho rischiato di rimanere intrappolato; allora mi sono aggrappato ad un ramo e sono riuscito a tornare verso la macchina. Poi ho incontrato il manutentore dell'albergo e insieme abbiamo lanciato l'allarme. Dall'interno dell'hotel non ho sentito alcun rumore o movimento".
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Sepolti dalla neve a 4 km da Ascoli, l'sos choc di una famiglia
L'SOS choc. Ha 'collezionato' tre infarti in sei anni, per questo si
guarda bene, con il freddo glaciale e con una coltre di neve alta così,
dall'andare a piedi in città, anche se il centro dista solo 4
chilometri. È la situazione paradossale che vive Lorenzo Ermini, isolato
da tre giorni con la sua famiglia in una piccola frazione di Ascoli,
Rosara, che sembra essere ripiombata nel Medioevo: gli abitanti sono
senza luce, senza riscaldamento, se si eccettua il caldo del camino, e
con i viveri che cominciano a scarseggiare. Lorenzo, operaio
metalmeccanico, abita con la moglie, la mamma ottantenne e un cugino che
lo ha raggiunto con la sua famiglia: moglie e figli.
«Da qui - si sfoga con l'ANSA - riusciamo a vedere la strada provinciale
che scorre sotto di noi, completamente percorribile, mentre la strada
comunale è bloccata, ostruita da un muro di neve e nessuno si è fatto
ancora vivo per liberarla. In paese c'è un metro e mezzo di neve. Non è
stato mai pulito. Qui siamo una trentina di famiglie. Chi ha potuto se
n'è andato via a piedi, ma io non posso. Ho avuto tre infarti negli
ultimi sei anni, non riesco a raggiungere Ascoli a piedi, anche perché
la neve è alta. E a dirla tutta - s'indigna Ermini - non mi sta neppure
bene. Essere evacuati per la neve nel 2017 è veramente inaccettabile».
«Non abbiamo elettricità - incalza Lorenzo - e alle 17:30 già è buio. Come facciamo? Andiamo avanti al lume di candela. Per scaldarci c'è il fuoco del camino, ma anche la legna sta finendo. Per i viveri abbiamo chiesto alla Protezione civile, e hanno detto che ce li faranno avere. Senza energia elettrica non possiamo neppure caricare i cellulari, ci industriamo collegandoli al caricabatterie dell'auto». Insomma, un Medioevo di ritorno, «e nel 2017 - insiste Lorenzo - non si può proprio accettare».
«Non abbiamo elettricità - incalza Lorenzo - e alle 17:30 già è buio. Come facciamo? Andiamo avanti al lume di candela. Per scaldarci c'è il fuoco del camino, ma anche la legna sta finendo. Per i viveri abbiamo chiesto alla Protezione civile, e hanno detto che ce li faranno avere. Senza energia elettrica non possiamo neppure caricare i cellulari, ci industriamo collegandoli al caricabatterie dell'auto». Insomma, un Medioevo di ritorno, «e nel 2017 - insiste Lorenzo - non si può proprio accettare».
mercoledì 7 dicembre 2016
Gli studenti italiani penultimi in Europa, lievi miglioramenti solo in matematica
Non solo sono gli ultimi della classe, anzi penultimi, ma marinano
anche la scuola. Ennesima bocciatura per gli studenti italiani che,
perdendo due posizioni rispetto allo scorso anno, si piazzano al 34esimo
posto tra i 35 paesi dell’Ocse. La
classifica è stata stilata in base ai test Programme for international
student assessment (Pisa)-Invalsi 2015 sulle competenze dei 15enni. Un
crollo medio che non riguarda però tutta Italia: Bolzano, Trento e la
Lombardia sono tra i primi a livello mondiale, compresi altri 37 paesi
fuori dall’Ocse, la Campania invece sprofonda in classifica al pari di
Azzorre e Argentina. Brutti risultati, quindi, nonostante i ragazzi
italiani stiano sui libri molto più degli altri: 50 ore settimanali, tra
casa e scuola, contro le 36 della Finlandia e le 41 del Giappone.
Analizzando i voti, emerge che in scienze l’Italia è al 27° posto su 35
con 481 punti contro una media Ocse di 493, come Croazia e Ungheria.
Solo
il 4% degli studenti italiani è un “top performer” contro una media
Ocse dell’8%. Stesso risultato per la lettura per cui l’Italia è al 26°
posto con 485 punti contro i 493 di media internazionale. Top performer è
solo il 5,7% degli studenti contro l’8,3% Ocse. Si alzano invece i voti
di matematica con 490 punti, in linea con la media Ocse, al pari di
Francia e Gran Bretagna. La percentuale dei migliori è salita di 3,5
punti fino a raggiungere il 10,5% del totale. Ma i guai, in pagella,
arrivano anche per le assenze: il 55% degli studenti, oltre uno su due,
ha marinato la scuola contro una media Ocse del 20% e un aumento di 7
punti sul 2012. A risentirne,
ovviamente, è la preparazione. Gli studenti che saltano le lezioni hanno
in media 31 punti in meno in scienze rispetto a chi frequenta
regolarmente. Promossa a pieni voti, invece, la scuola italiana in
merito all’equità nell’istruzione: le differenze socio-economiche
condizionano solo il 10% delle variazioni della performance rispetto a
una media Ocse del 13%. Inoltre i ragazzi delle scuole pubbliche
raggiungono 40 punti in più in scienze rispetto ai coetanei che
frequentano le private.
lunedì 5 dicembre 2016
Usa, sente un tonfo e va in soffitta: nonna trova il cadavere del nipote scomparso due anni prima
Quella
soffitta era rimasta inesplorata per oltre due anni. Fino a mercoledì,
quando un tonfo ha stuzzicato la curiosità di Zanobia Richmond, 65enne
di Erie, in Pennsylvania. Un rumore anomalo che l'ha portata a
inerpicarsi fino all'ultimo piano della sua casa per fare una scoperta
agghiacciante: sul pavimento di quello spazio angusto c'era il corpo di
suo nipote Dyquain Rogers, 21 anni, scomparso da due anni.
Era il primo novembre del 2014 quando la famiglia vide il ragazzo per l'ultima volta. Dyquain aveva ricevuto una chiamata sul cellulare e poi aveva fatto perdere le sue tracce. Non si presentò mai al Little Caesar's, dove lavorava come manager, lasciando a casa il telefonino, il portafoglio e ogni effetto personale. Il 4 novembre la famiglia denunciò la scomparsa e la polizia avviò le ricerche. Tuttavia, senza alcun indizio e senza una pista da seguire, l'attenzione sulla scomparsa scemò di giorno in giorno. L'unico dato certo è che ultimamente Dyquain doveva essere infelice, come risulta dagli ultimi post del ragazzo su Facebook. «Sto attraversando il periodo più sfortunato della mia vita» aveva scritto il 31 ottobre. «La gente si comporta in maniera strana ultimamente. È per questo che faccio tutto per me e non per gli altri» si legge in un post del 16 ottobre. Poi un lungo silenzio durato oltre due anni e la tragica scoperta. «Ho continuato a fingere che avesse lasciato Erie - ha detto Carol Rogers, madre del ragazzo - Mi sono concentrata su quello. Dicevo a tutti che il mio Dyquain se ne era andato via da qui». Adesso la polizia sta indagando sulla sua morte. «È uno dei pochi casi che abbiamo avuto a rimanere avvolto nel mistero - ha detto Julie Kemling della polizia - Pensiamo si tratti di un suicidio, ma continueremo le indagini fino a quando non avremo una risposta certa». La famiglia, tuttavia, non crede all'ipotesi che il giovane possa essersi tolto la vita. «Non pensiamo assolutamente che sia questo il caso - ha concluso Erica Jeffries-Jordan, una zia - Vogliamo delle risposte».
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"Mia figlia morta a 7 settimane per colpa del lettino. E quella culla è ancora in vendita"

Rischia la vita per salvare 25 gatti: "Stavano morendo in un incendio"
Una
"gattara" modello Jean Favini, presidente di Oasis for animals (Langley
WA), che ha messo a rischio la sua vita per salvare quella di 24 gatti
che si trovavano in un edificio in fiamme. L'incendio è divampato da
un corto circuito di un forno a micronde e in breve tempo le fiamme
hanno invaso tutto l'appartamento che era stato trasformato in un vero e
proprio rifugio per gatti. La donna quando si è resa conto del fumo che
usciva dalla finestra dell'appartamento ha immediatamente chiamato i
soccorsi che però le hanno consigliato di non salire in casa. Jean non
ha però potuto accettare l'idea che i suoi animaletti morissero bruciati
o intossicati, così non ha esitato ed è salita per andarli a salvare.
Con un asciugamano sul viso per limitare le esalazioni è salita nell'appartamento e, uno a uno, a messo in salvo i suoi pelosi amici. «Quando li avevo fra le mie braccia ho messo la mia bocca sul loro naso e ho tappato loro la bocca per cercare di costringerli a trattenere il fiato. Temevo non ce l’avrebbero fatta visto l’odore e la tossicità del fumo che si era diffuso», ha raccontato la donna. I gatti sono stati portati da un veterinario e accuditi dalla donna nei giorni a seguire: «Ho continuato trattamenti con il nebulizzatore, ho pulito i loro nasini, li ho fatti bere e ho cercato di convincerli a mangiare un po’». Purtoppo 5 mici non sono però riusciti a salvarsi.
Con un asciugamano sul viso per limitare le esalazioni è salita nell'appartamento e, uno a uno, a messo in salvo i suoi pelosi amici. «Quando li avevo fra le mie braccia ho messo la mia bocca sul loro naso e ho tappato loro la bocca per cercare di costringerli a trattenere il fiato. Temevo non ce l’avrebbero fatta visto l’odore e la tossicità del fumo che si era diffuso», ha raccontato la donna. I gatti sono stati portati da un veterinario e accuditi dalla donna nei giorni a seguire: «Ho continuato trattamenti con il nebulizzatore, ho pulito i loro nasini, li ho fatti bere e ho cercato di convincerli a mangiare un po’». Purtoppo 5 mici non sono però riusciti a salvarsi.
venerdì 2 dicembre 2016
Fuga di gas nella scuola elementare: evacuati 200 bambini
Evacuata una scuola di Ladispoli, vicino Roma, per una fuga di
gas. Circa duecento bambini sono stati fatti uscire dalle classi della
scuola Ilaria Alpi a in via precauzionale per una fuga di gas.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco. L'istituto comprensivo si
trova in via Praga fronte civico 6. Al lavoro due squadre dei pompieri
con ausilio del carro NBCR.
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